Chi ha almeno una volta sperimentato le conseguenze dell’ansia, sa quanto ci si possa sentire oppressi, paralizzati, in balia dei propri pensieri, della paura. Quando l’ansia prende il sopravvento finisce con il controllare la nostra mente e ci fa rinunciare, soventi, a molte occasioni senza averle neppure sperimentate. Più le si dà importanza e peso e più la alimentiamo.

Eppure l’ansia ha anche aspetti positivi, finché non degenera e non diventa un freno a mano innescato. Infatti l’ansia può renderci più attenti, più sensibili ai campanelli d’allarme. Ci rende consapevoli dei nostri limiti e ci induce a fare attenzione. Ma l’aspetto più interessante è sicuramente il fatto che sperimentare l’ansia ti “costringe” a rallentare una vita troppo frenetica, o a chiudere una situazione che ci sta troppo stretta, che sia un legame personale e affettivo o una condizione lavorativa che non ci fa stare bene.

L’ansia può avere però anche radici molto profonde e non dipendere dalla vita di tutti i giorni. Infatti può essere il riflesso di ferite pregresse, di paure lontane, di insicurezza. E quindi curare l’ansia vuol dire curare l’animo nel profondo.

Ma come si cura l’ansia? A volte può essere necessario un percorso psicoterapeutico, oppure c’è chi opta per una terapia farmacologica, e chi trova molto aiuto nella meditazione. Ed è proprio di quest’ultima soluzione che vogliamo parlare.

Mindfulness e ansia: tecniche antiche per problemi moderni

La meditazione ha origini antichissime: è nata in oriente migliaia di anni fa, e negli ultimi decenni ha suscitato un rinnovato interesse. Non è una scienza, ma viene utilizzata con molta frequenza in ambiti medici, per curare sia il fisico che la mente. Si rivela infatti molto efficace sia per curare alcuni dolori cronici, sia per migliorare e risolvere diversi disturbi della mente e malesseri psicologici, quali appunto ansia, stress, depressione, disturbi ossessivo-compulsivi e addirittura alcune malattie psichiatriche.

Per incontrarne l’efficacia occorre però meditare con costanza, oltre che nel modo giusto: basta mezz’ora per una o due volte al giorno, ogni giorno, per almeno due mesi, e si inizieranno a vedere gli effetti positivi, paragonabili a quelli di una terapia farmacologica che, sebbene possa risolvere i sintomi del problema, non vanno a curare il disturbo nelle sue origini profonde.

Ma i benefici della mindfulness non si riducono soltanto alla risoluzione di problemi complessi: infatti migliora la produttività, le prestazioni, la concentrazione, la creatività, e in generale dona armonia e pace dei sensi. Difatti sempre più spesso viene incoraggiata in ambiti lavorativi e sportivi.

Essere costanti e preparati con gli esercizi di mindfulness migliorerà la qualità della vita:

  • migliora la salute mentale, prevenendo le ricadute della depressione e migliorando l’ansia, lo stress, i disturbi ossessivo compulsivi e gli attacchi di panico. Migliora la regolazione emotiva e promuove l’intelligenza emotiva, migliora la qualità del sonno, i disturbi della personalità e le dipendenze;
  • migliora il quadro di salute generale, aumentando la capacità di gestione del dolore e conferendo un maggiore controllo dei sintomi aiuta a fronteggiare meglio le malattie. Inoltre conferisce benefici metabolici, corregge alterazioni ormonali e apporta cambiamenti nella funzione e nella riparazione genetica;
  • migliora le funzioni del cervello e in particolare il funzionamento esecutivo; apporta cambiamenti strutturali e sulle funzioni del cervello; migliora la circolazione sanguigna e può prevenire la demenza; aumenta la neurogenesi (incremento della capacità del cervello di generare nuove cellule cerebrali);
  • migliora le prestazioni nello sport, nello studio, nel lavoro, nella comunicazione.

Come la mindfulness può curare l’ansia: esercizi

La mindfulness non riguarda esercizi di rilassamento, come si potrebbe erroneamente pensare, perché l’obiettivo non è il rilassamento, che è invece un piacevole effetto collaterale. La meditazione è invece una pratica di allenamento dell’attenzione, che dobbiamo imparare ad incanalare nella giusta direzione.

Tra gli esercizi più praticati preferisco la scansione del corpo, l’ascolto consapevole e l’attenzione al respiro, che è solitamente il primo che viene praticato dai novizi.

La sessione solitamente si inizia concentrandosi sul respiro, e ben presto la mente inizierà a divagare. A quel punto, senza giudizio e con “dolcezza”, bisogna dare un nome a quel pensiero e all’emozione che ne scaturisce, e poi si ritornerà sul respiro. Con il tempo impareremo a rimanere focalizzati sul respiro, e la mente “scapperà” con meno facilità.

Un altro esercizio molto efficace è quello della scansione del corpo (body scan), inserito anche all’interno del protocollo dell’MBSR (Mindfulness-based stress reduction) ideato da Kabat-Zinn.

L’unica cosa che vi serve, a parte la conoscenza delle tecniche più adatte ai risultati che volete ottenere, sono un luogo tranquillo e una posizione comoda. Poi chiudere gli occhi e immergersi nelle profondità del proprio essere.

L’aspetto più interessante della mindfulness è proprio questo, il viaggio all’interno di sé, la connessione con la parte più profonda di noi, quello sforzo ad essere gentili con noi stessi, a non giudicarci, a trattare con rispetto e delicatezza i nostri pensieri e le nostre emozioni.