Cos’è l’ansia? Quali sono i suoi sintomi e quali i possibili rimedi? Impariamo a riconoscerla e scopriamo come combattere l’ansia.

L’ansia è un’emozione, che si caratterizza per una serie di sensazioni che lascia: tensione, senso di minaccia, preoccupazioni, ma anche alterazioni fisiche tipiche, come aumento della pressione sanguigna, sudorazione, palpitazioni, tremori, vertigini e capogiri.

Dall’etimologia della parola (dal latino “angere”= stringere) comprendiamo quanto la persona che presenta disturbi d’ansia possa sentirsi attanagliata dalla propria condizione, costretta dentro a stati di imbarazzo e paure.

L’American Psichiatric Association (1994) descrive l’ansia con questa definizione:

“L’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione. Gli elementi esposti al rischio possono appartenere sia al mondo interno che a quello esterno”

L’ansia, di per sé, non sarebbe poi neanche un sentimento del tutto negativo, in quanto metterebbe in guardia da eventuali minacce future.

Il soggetto tendenzialmente ansioso progetta ipotetici scenari nei quali potrebbe essere coinvolto, e quindi si dimostra più attento alle conseguenze delle proprie decisioni. Un giusto stato d’ansia potrebbe rendere più performanti ed attenti: ma cosa succede se l’ansia travalica dai suoi aspetti utili si estende a situazioni tranquille e prive di rischi e pericoli? In quel caso l’ansia diventa un disturbo ed un disagio clinicamente rilevante.

Come si sviluppa l’ansia?

L’ansia generalmente inizia a svilupparsi in età infantile e tende a persistere e addirittura peggiorare se non curata ed affrontata in maniera adeguata. Di seguito un breve elenco che indica i disturbi d’ansia categorizzati dall’American Psichiatric Association :

  • Disturbo d’ansia di separazione (bambini: 4%; adolescenti: 1,6%)
  • Mutismo selettivo (tra 0,03 – 1%)
  • Fobia specifica (USA: 7 – 9% ; Europa: intorno al 6%; paesi asiatici, africani e latinoamericani: 2 – 4%)
  • Disturbo d’ansia sociale (fobia sociale) (USA: 7%; Europa: 2,3%)
  • Disturbo di Panico (USA e alcuni paesi europei: 2.3%; paesi asiatici, africani e latinoamericani: 0,1 – 0,8%)
  • Agorafobia (1,7%)
  • Disturbo d’ansia generalizzata (USA: 2,9%, altri paesi: 0,4 – 3,6%)
  • Disturbo d’ansia indotto da sostanze/farmaci (0,002%)
  • Disturbo d’ansia dovuto a un’altra condizione medica (n.s.)
  • Disturbo d’ansia con altra specificazione (n.s.)
  • Disturbo d’ansia senza specificazione (n.s.)

Caratteristiche di due tipi d’ansia molto frequenti: l’ansia sociale e l’ansia generalizzata

Il disturbo d’ansia generalizzata

Il Disturbo d’Ansia Generalizzata (DAG) si caratterizza un senso di preoccupazione ed attesa apprensiva eccessive, che si manifestano da almeno 6 mesi per la maggior parte dei giorni.

Generalizzata perché, appunto, l’origine dell’eccessivo stato ansioso non è legato ad un solo evento ma scaturisce da svariate situazioni. Il soggetto dimostra difficoltà nel controllare le sue preoccupazioni, generalmente eccessive per intensità, durata o frequenza rispetto alla reale criticità dell’evento temuto.

La persona manifesta irrequietezza, irritabilità, difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria, affaticamento, tensione muscolare e alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, sonno irrequieto e discontinuo, insoddisfacente).

Il disturbo d’ansia sociale

Il Disturbo d’Ansia Sociale (o Fobia Sociale), a differenza del precedente, si caratterizza per uno stato di paura legata ad una o più situazioni sociali, dove l’individuo si sente esposto al possibile esame degli altri.

La qualità delle interazioni sociali viene compromessa, e la persona si trova in difficoltà quando deve portare avanti una conversazione o se deve approcciarsi a persone sconosciute. Inoltre manifesta disagio evidente se crede di essere osservata o se si trova a dover eseguire una prestazione di fronte ad altri.

L’aggravante in questo caso è la paura di manifestare i propri sintomi d’ansia, che saranno quasi certamente valutati dagli altri in maniera negativa, perché imbarazzanti e umilianti. Questo diventa alienante, in quanto le situazioni ansiogene verranno generalmente evitate o sopportate con disagio dal paziente.

Ansia: i sintomi fisici caratteristici dell’attacco d’ansia

Tra i sintomi caratteristici dell’attacco d’ansia, quelli fisici sono senz’altro i più determinanti. Ecco i più comuni:

  • aumento della pressione sanguigna
  • sudorazione
  • cardiopalmo o tachicardia
  • palpitazioni
  • dispnea o sensazione di soffocamento
  • sensazione di asfissia
  • dolore o fastidio al petto
  • nausea o disturbi addominali
  • tremori
  • vertigini e/o capogiri
  • brividi o vampate di calore
  • parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio)
  • derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi)
  • paura di perdere il controllo o “impazzire”
  • paura di morire.

Se hai già letto l’articolo sull’attacco di panico  ti renderai conto che i sintomi sono pressoché identici, difatti l’attacco d’ansia e quello di panico vengono spesso associati, bensì l’attacco di panico si manifesti in maniera decisamente più intensa.

La differenza sostanziale tra i disturbi d’ansia e quelli di panico è che, se l’attacco di panico insorge in maniera del tutto inaspettata, l’attacco d’ansia è invece il culmine di una condizione psicologica che non si è saputa controllare ed affrontare. Quindi l’attacco d’ansia si può evitare, a differenza di quello di panico.

Ansia, rimedi e cura: la terapia psicologica

Il trattamento più efficace dell’ansia risulta essere quello ti tipo psicoterapico cognitivo-comportamentale. La terapia mira all’eliminazione o la riduzione dei sintomi, ma soprattutto al raggiungimento di un rinnovato adattamento ed adeguamento della persona all’ambiente e alla vita nelle quali si muove.

Difatti la psicoterapia utilizza tecniche comportamentali e tecniche di ristrutturazione cognitiva: lo psicoterapeuta effettuerà in primo luogo un lavoro di ricerca e analisi del singolo caso, per comprendere i meccanismi mentali del paziente, le sue aspettative e i suoi schemi cognitivi abituali, e poi studierà il modo di correggere certi pensieri e comportamenti sbagliati e deleteri.

Lo scopo del terapeuta è quindi quello di migliorare la capacità di affrontare, tollerare e accettare l’inevitabile incertezza della vita, e cercherà di giungere a questo risultato utilizzando tecniche come il training di consapevolezza dei propri stati ansiosi e gli esercizi di problem-solving.

Perché rivolgersi ad uno psicologo per curare l’ansia?

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il 5% della popolazione mondiale soffre del disturbo d’ansia generalizzato. Ma purtroppo, solo un terzo di essi si rivolge ad uno specialista della salute mentale, perché spesso chi soffre di un disturbo d’ansia non si rende conto del tipo di problema, e si sottopone all’analisi di altre figure professionali, attribuendo ai sintomi una natura fisica e non psicologica (medico di base, cardiologo, pneumologo, gastroenterologo).

Questo fa sì che il paziente, non giungendo ad una diagnosi, si senta demotivato, stanco, svogliato, e perde ancora di più fiducia nel prossimo ed in sé stesso, peggiorando involontariamente la sua situazione.

Se hai riscontrato i sintomi che hai letto più su, e se gli esami clinici hanno dimostrato che il tuo fisico sta bene, forse dovresti ponderare di fare una chiacchierata insieme, dove cercheremo di comprendere se sei soggetto a stati ansiosi.

Prendere tempo ed ignorare il problema, peggiora la qualità della vita, e prendere atto della situazione è il gesto più amichevole che puoi fare a te stesso.

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